L’aspetto etico
In un mondo dove una parte della popolazione muore di fame è quantomeno discutibile bruciare sementi come il mais e l’avena.
Pur prendendo atto di questo aspetto, il test è servito solo a valutare il comportamento in accensione e combustione di tali biomasse.
Come ho svolto i test
Ho svolto due tipi di test: accensione della biomassa pura ed accensione della stessa biomassa mischiata al pellet nella proporzione del 50%.

Quest’ultimo test ha riguardato soltanto il favino ed il mais, non ho provato i semi di girasole e l’avena in quanto sono già ottimi biocombustibili usati da soli.

Per tutti i test ho utilizzato la mia caldaia policombustibile impostata a pellet, mi sono quindi messo nelle stesse condizioni della gran parte dei possessori di una stufa o caldaia a pellet.
L’importanza della coclea
Bisogna fare una precisazione: la coclea di una caldaia policombustibile, costruita appositamente per gestire qualunque tipo di biomassa, è molto più robusta, grande e potente della coclea di una caldaia, o peggio, di una stufa a pellet.

Ecco perché da questo test sconsiglio di provare il favino, che è molto duro. Il mais è anch’esso duro ma è più piccolo, quindi varrebbe la pena fare un test sulla stufa a pellet.
Nessun problema per i semi di girasole e per l’avena, sono chicchi piccoli e morbidi.
Quanto sporcano queste biomasse
Tutti i semi oleosi sporcano molto sia il braciere che i fasci tubieri, bisogna quindi mettere in conto di provare queste biomasse per qualche giorno e poi vedere se fanno al caso proprio.
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Anche la presenza o meno di un sistema di auto pulizia del braciere e dei fasci tubieri può fare la differenza tra l’utilizzare o meno queste alternative al pellet.